Personal trainer ed empatia: un legame indissolubile

Ogni giorno, si sente parlare sempre più spesso di empatia. Empatia nei colloqui di lavoro, empatia con le persone, empatia con gli animali, empatia nella relazione con i clienti. In particolar modo, quest’ultimo punto è di fondamentale importanza, sopratutto nella relazione che si instaura tra personal trainer e persona allenata.

Empatia vs Simpatia

L’empatia molto spesso viene erroneamente scambiata con il termine simpatia. “Quel personal trainer è così simpatico!” oppure “Vado in quella palestra solo perché ci sono un sacco di coach simpatici”. Frasi e parole che ci scambiamo tutti i giorni. Ok che la doppietta empatia-simpatia fa anche rima, ma i due vocaboli non sono sinonimi.

Empatia

In psicologia, viene definita così la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di qualcun altro, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.

Simpatia

Inclinazione istintiva di gradimento verso qualcuno o qualcosa.

Focus sull’empatia

Fatta la necessaria chiarezza, approfondiamo le sfumature del primo termine, empatia. Per entrare in contatto empatico con un’altra persona è fondamentale:

  • non giudicare
  • avere la capacità di vedere le cose dal punto di vista dell’altro
  • riconoscere le emozioni dell’altro

Una volta tenuti bene a mente questi tre pilastri, necessari per creare una comunicazione empatica, è importante anche adottare un atteggiamento empatico corretto, composto da 3 elementi essenziali:

  1. linguaggio non verbale
  2. ascolto attivo
  3. linguaggio verbale appropriato

Ascolto attivo, linguaggio non verbale e linguaggio verbale appropriato: i 3 “must have”

Analizziamo in profondità i comportamenti da mantenere durante l’ascolto attivo. Di fondamentale importanza è non avere un atteggiamento indagatore ed evitare di utilizzare frasi fatte, consolatorie o parlare di soluzioni basate sulla propria esperienza. Questi sono elementi che possono porre un freno all’altra persona con cui ci troviamo a relazionarci.

Molto importante poi è il linguaggio non verbale, cioè la capacità di dimostrare attenzione verso il nostro interlocutore. Stabilire un contatto visivo, mantenere una postura rilassata e composta ed infine controllare la gestualità e la prossemica, sono caratteristiche essenziali per stabilire una buona connessione non verbale con chi ci troviamo davanti.

Infine, ecco il terzo elemento da mettere in pratica per sviluppare un ottimo atteggiamento empatico: un linguaggio verbale appropriato in grado di aiutare l’interlocutore a trovare la soluzione da sé. Come fare tutto questo? Anche qui, ci sono tre aspetti vitali da saper padroneggiare al meglio per mettere in pratica un approccio empatico efficace:

  • incoraggiare la persona, utilizzando un tono di voce appropriato
  • chiedere delucidazioni, spiegazioni ed informazioni
  • utilizzare vocaboli come “continua” o “capisco” che indicano attenzione

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Se si eseguono correttamente questi passaggi, bisogna poi cercare di utilizzare le tecniche apprese qui sopra in ognuno dei 4 step dell’approccio empatico che si suddividono in:

  • accoglienza
  • restituzione
  • isolamento di eventuali obiezioni
  • argomentazione

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